Intervento della Capo Guida e del Capo Scout d’Italia alla Route nazionale delle Comunità capi 2024

Carissime capo, carissimi capi e assistenti ecclesiastici,

consideriamo un dono prezioso essere qui in così tante persone, ma questa Route chiede di contarci anche come comunità, siamo circa 1.600 Comunità capi su 1.900 presenti in tutta Italia e rappresentiamo tutte, e ribadiamo tutte, le 164 Zone d’Italia! Questo significa che l’ascolto e il confronto di idee ed esperienze di questi giorni portano la ricchezza di un intero Paese e aprono ad una speranza che siamo certi, sosterrà con maggiore determinazione e capacità di affido, le scelte di futuro che il discernimento comunitario saprà individuare nei prossimi mesi e perché no, anni.

Festeggiare i 50 anni dell’AGESCI porta a chiederci quale sia il segreto della sua bellezza e il valore che l’esperienza scout ha nella vita di ognuno di noi, riconoscendone la forza profetica per i ragazzi e le ragazze di oggi, per le nostre comunità, per questo nostro tempo così complesso ma ricco di splendore.

Il pensiero corre veloce al mandato che Baden – Powell ci ha lasciato nel suo ultimo messaggio: “Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo, né dalla carriera, né dal cedere alle nostre voglie. […] Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto. Ma il vero modo di essere felici – ci dice B.-P. – è quello di procurare la felicità agli altri. Procurate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del vostro meglio”.

Sono pensieri che conosciamo bene e che amiamo, è qui che affondano le radici del nostro impegno ed è qui che torniamo per orientarci quando siamo chiamati a fare delle scelte. Potremmo dire che a questo educhiamo: alla vita felice in pienezza, per noi e per gli altri. O meglio: vogliamo educare felicemente ad una vita piena, per noi e per gli altri.

Il percorso della Route nazionale delle Comunità capi 2024 ci ha portati a camminare su strade di felicità. Le abbiamo esplorate, ci siamo arricchiti. Abbiamo scoperto altre vie possibili, ci siamo riscoperti felici in modo nuovo.

Felici di prendersi cura e custodire, felici di accogliere, di essere appassionati, felici di lavorare per la pace, di fare esperienza di Dio, felici di generare speranza, di vivere una vita giusta, felici di essere profeti di un nuovo mondo. Quante emozioni, quante esperienze, quante riflessioni hanno accompagnato le nostre Comunità capi in questi mesi di Route nazionale e hanno trovato casa qui a Verona in questi giorni intensi di sguardi, confronti, servizio. Di fatica e di gioia.

La felicità ha molti volti, ma come scout ci ritroviamo in un terreno comune, un terreno fertile che in questi anni ha consentito a migliaia di ragazzi e ragazze di fiorire e dare frutto. Pensiamo che festeggiare insieme i 50 anni del Patto Associativo sia un’occasione privilegiata per dare nuova profondità alle nostre scelte di educatori.

Immersi nel clima di festa e insieme di attesa che respiriamo, ci siamo chiesti quale forma abbia avuto la felicità in questi 50 anni di storia dell’AGESCI in cui il mondo è cambiato, molte volte.

Guardando indietro, possiamo dire che la felicità ha avuto la forma degli occhi delle capo e dei capi che hanno saputo guardarsi reciprocamente e poi guardare lontano, scoprendosi capaci di percorrere strade nuove, uomini e donne insieme che hanno scelto la comunità per condividere lo sguardo di stupore e l’impegno educativo. Nel 1974, e ancora a Bedonia, ai Piani di Verteglia e oggi, su questi prati.

Pensiamo che la felicità abbia avuto anche la forma delle mani operose nelle situazioni di bisogno che abbiamo incontrato, dalle grandi calamità che hanno colpito il nostro Paese in questi anni alle emergenze sulle coste e nei nostri territori, pensiamo a tanti momenti difficili che ci hanno visto sempre attraversare questo tempo pronti a servire con generosità. Mani operose, mani abili capaci di costruire e ricostruire.

La felicità ha preso poi la forma dei piedi, che sanno accompagnare con fiducia e speranza i ragazzi e le ragazze alla ricerca del segreto della felicità nella bellezza del creato, nel calore di un fuoco di bivacco, nello scoprirsi fratelli e sorelle, nella scelta di senso della propria vita, dalla Promessa alla Partenza, nello stile della Legge scout.

La felicità ha preso infine la forma delle spalle larghe, quelle che sanno portare anche lo zaino di chi non ce la fa. Spalle che sorreggono chi si impegna per una società giusta, che oppone con ogni sforzo e passione l’educazione dei giovani a tutte quelle forme, mafiose e clientelari, che schiacciano e contaminano i nostri territori, ieri come oggi, dappertutto in Italia.

E guardando al futuro come capo e capi dell’AGESCI, come educatori, avremo ancora occhi luminosi, mani operose, piedi saldi, spalle larghe?

Noi crediamo di sì, se sapremo avere un cuore che ascolta. L’Altro e gli altri. Se sapremo ascoltare anche quello che si nasconde dentro al rumore delle voci urlate, se non ci fermeremo a quel che sembra, a quel che si dice. Se sapremo accogliere le cose che si dicono sottovoce, che per sentirle devi farti vicino, devi farti prossimo. Se dentro una pozzanghera sapremo ancora vedere la traccia di un sogno avventuroso. Che poi è l’avventura della vita. E prenderla così, per quello che è, e amandola, farne altro, con l’aiuto di Dio.

Crediamo che potremo essere ancora educatori significativi, se in questo tempo a volte complicato, con tante pieghe, in questo tempo sazio e forse spaventato, sapremo tornare a testimoniare il valore pedagogico della semplicità che è l’essere “senza pieghe”, che toglie ciò che non serve e tiene quel che vale, ciò che resta. Che ricompone in unità ciò che è disgregato, che regala il canto di un andare leggero. Torniamo ad essere semplici: nei pensieri, nelle parole, nelle azioni, perché la semplicità è potente.

Così è lo scautismo. E così è il guidismo: un gioco semplice, e il nostro andare sarà lieve su questa terra.

Baden Powell scriveva: “Occorre fare in modo che sia l’Amore a guidare le nostre azioni e i nostri pensieri. […] L’Amore è l’applicazione di quello spirito di gentilezza di cui si dà prova […] quando si dimostra gratitudine verso gli altri per gli atti gentili ricevuti”.

Incoraggiati dalle parole di Baden Powell ci sentiamo di proporvi lo stile e l’agire dell’“essere cortesi” della Legge scout, che è la prima forma di “non violenza” e porta con sé la proposta della dolcezza trasformante. Auguriamoci di essere portatori di una dolcezza attiva, mai passiva, capace di trasformare il sapore delle nostre realtà, tutte, da quelle associative a quelle della comunità civile ed ecclesiale, in case dove si respira pace.

All’indomani dell’immane tragedia della Prima guerra mondiale, con il Jamboree del 1920, lo scautismo declinò definitivamente la propria azione educativa verso la costruzione della pace. Nonostante la storia ci restituisca il perpetuarsi di guerre e tragedie umane, ovunque nel mondo lo scautismo non smette di darsi da fare per rifondare l’umanità e per renderla migliore. L’albero da cui nasce il frutto della pace cresce se è nutrito dalla coscienza di ogni uomo. Una coscienza ancorata a scelte di accoglienza, di ascolto, di dialogo, di revisione, di perdono crea le condizioni perché la pace cresca e maturi. Siamo artigiani di pace instancabili che ripudiano la guerra… pronti ad offrire nel saluto la mano sinistra.

L’AGESCI è nata da una scelta profetica. E il profeta è insieme colui che sa vedere quello che non va in tempi in cui sembra andare tutto bene, in cui siamo come storditi dal benessere, ma è anche colui che sa vedere il buono in tempi bui, che fa delle stelle una costellazione che orienta, per una confidenza con la Parola di Dio che illumina e dà forma a ciò che appare informe.

La profezia ci chiede di essere sempre pronti e disponibili, come sentinelle, sin dalle prime ore di luce di ogni nuovo giorno ad agire per il “ben-essere” delle comunità che abitiamo. Il dialogo inter-generazionale aiuti la costruzione di ponti di fiducia che portino dentro memoria, esperienza e speranza delle nostre comunità. La presenza “aperta” nei territori non smetta di educare e formare nella prospettiva di una coesione sociale che crei quella felicità a cui tutti possano accedere nella piena dignità di cittadini. La visione solidale con l’uomo ci porti a mettere in cammino la proposta scout su nuove strade dirette, sempre e comunque, verso coloro che sono rimasti soli e privati di mezzi.

Che forma avrà la felicità nel futuro dell’AGESCI? Questo non possiamo saperlo. Ma vorremmo farci un augurio. E per farlo facciamo nostre le parole di un giovane capo che troppo presto ci ha lasciati, un giovane capo felice di essere capo. E vogliamo con questo prendere in un abbraccio tutti i fratelli e le sorelle scout con cui abbiamo condiviso la nostra storia, che non sono più tra noi, ma che sentiamo presenti anche qui questa sera, nelle vie misteriose dello Spirito.

Scriveva questo giovane capo felice: “Mesi fa dicevo: meglio essere sciocchi e che cattivi. Ora ho raffinato il pensiero: È più importante essere buoni che felici. Non devo più agire per diventare felice. Devo agire per diventare buono. Nel bene, nella verità, troverò la felicità. Quella che rimane”.

Che forma avrà, allora, la nostra felicità? Dicevamo… per intuire qualcosa ritorniamo al Salmo 1, con cui si apre quel meraviglioso libro di dialogo con Dio che è il salterio. Così intona il libro dei salmi: “Beato l’uomo che non segue il consiglio dei malvagi… ma si compiace della legge del Signore… Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo”. Vorremmo considerare la possibilità di essere felici ripercorrendo la via della sapienza. Una sapienza intonata alla felicità, con le radici vicine al corso d’acqua.

E vogliamo pensare che forse si apre per noi un tempo nuovo: il tempo in cui cominceremo a capire insieme come essere buoni davvero, come fare bene il bene, direbbe qualcuno. Nel bene troveremo quella felicità che non ci farà più avere sete. Quel centuplo quaggiù e il sapore dell’eternità che ci fa ardere i cuori.

Concludiamo facendoci 3 auguri per i prossimi 50 anni:

Ci auguriamo il dono della sapienza, che è intelligenza viva di chi sa leggere dentro le cose della vita i segni di un amore liberante che ci ama per primo. È la capacità che regge la visione di futuro che abita ogni realtà associativa educativa o al servizio dell’educazione.

Ci auguriamo il dono della pazienza, che non è attesa passiva, ma il saper resistere alle pressioni di questo tempo segnato dalla velocità e dalla fretta. Tutte le cose importanti hanno bisogno di tempo per crescere, l’albero per dare frutto, i bambini e le bambine per crescere, l’amore per diventare fecondo. La pazienza diventa per noi un approccio alla vita a cui si può dare il nome di “cura”: verso l’altro e l’altra, verso le cose e anche verso sé stessi. E in questo vogliamo imparare ad amare come Maria, donna feriale, che ha serbato nel suo cuore il mistero inedito, con il suo “Eccomi”.

Infine, ci auguriamo il dono della comunione, perché il nostro stare insieme sia di più: più autentico, più fecondo, più profondo. La nostra felicità avrà il calore della gioia ogni volta che sceglieremo di preoccuparci in prima persona delle ragazze e dei ragazzi, andando a cercarli nelle tante periferie della vita.

Vogliamo custodire la memoria e il sogno del Patto Associativo, il legame che esprime “l’identità, l’impegno e le speranze” dei Capi e delle Capo dell’AGESCI e così continuare ad essere artigiani di futuro, nelle nostre Comunità capi, nelle nostre comunità cristiane, nel nostro Paese, in questo nostra umanità che cerca la sua pienezza.

Ma vogliamo anche coltivare, perché crediamo nell’educazione e crediamo che valga ancora la pena di impegnarci con tenacia per fare del nostro meglio per offrire ai ragazzi e alle ragazze che ci verranno affidati, una proposta educativa credibile e liberante, rimanendo lì al loro fianco.

Ci hanno accompagnato le beatitudini, e Beato significa anche “in cammino, in piedi, in marcia”. Allora ancora una volta “Signore, insegnaci la route, la strada su cui si cammina insieme, nella semplicità di quello che si è, nella gioia di avere ricevuto tutto da Te nel Tuo amore”.

Tutto è Grazia, sta a noi avere occhi nuovi.

Buona strada, AGESCI!

Giorgia Caleari e Fabrizio Marano

Capo Guida e Capo Scout d’Italia

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Riferimenti:

Robert Baden-Powell, La strada verso il successo
Giorgio Basadonna, Spiritualità della strada
Don Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni
Gabriella Caramore, Pazienza
Rosanna Virgili, Perché tu viva e sia felice
Ermes Ronchi, “Beatitudini, la Magna Charta di Gesù”, in Avvenire

 

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Foto di Matteo Bergamini

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