Al cuore della democrazia: partecipare tra storia e futuro. Il punto, la bussola, la rotta.

Ad una settimana dalla conclusione della 50° Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, riprendo in mano il lascito di questa esperienza, perché in fondo di un dono si è trattato, un’opportunità di vivere concretamente quella dimensione di Chiesa che nella quotidianità spesso facciamo fatica a percepire, riconoscere e costruire.

La proposta si è articolata in un percorso che è iniziato mesi fa con una riflessione nei territori delle diocesi, stimolata da un documento preparatorio ai lavori delle giornate di Trieste. Un viaggio per raccogliere le esperienze più virtuose ma anche per domandarsi come ampliare la logica delle buone pratiche e trasformare le esperienze più mature in progetti, percorsi di buona politica per tutti.

Molti gli interventi illuminanti, dal discorso di Mattarella in apertura, all’esortazione finale di Papa Francesco, passando per i contributi di professori e studiosi (https://www.settimanesociali.it/) che vi invito a leggere e che hanno ispirato i laboratori in cui i delegati hanno condiviso esperienze delle realtà da cui provengono, confrontato riflessioni e idee, individuato sfide e azioni prioritarie. Siamo stati guidati da un metodo di lavoro sperimentale improntato all’ascolto, all’inclusione, alla cooperazione, un esercizio di democrazia interessante: non abbiamo parlato della partecipazione, l’abbiamo vissuta, con consapevolezza, stile e prospettiva, in un clima di gioia, senza vittimismi o lamenti rispetto ai problemi, affrontati come chiamata ad amare di più.

Nei pomeriggi, nelle piazze e nelle vie del centro, popolate dagli stand delle Buone pratiche, si sono svolte le Tavole rotonde, ulteriori occasioni di approfondimento con esponenti delle istituzioni, esperti e maestranze delle realtà che operano in ambito sociale.

Un ringraziamento speciale, a questo proposito, va ai Responsabili regionali e al Comitato regionale del Friuli Venezia Giulia, che hanno curato l’allestimento dello stand Agesci supportando logisticamente le Unità che si sono alternate per presidiare e animare lo spazio espositivo con attività e presentazioni (clan Trieste 2-6-7, clan Zona Gorizia, clan Gradisca 1, clan e reparto Ronchi 1, clan Codroipo 1, branco Guado 1, clan Portogruaro 3, Base Cercivento).

Torno a casa arricchita, con la consapevolezza che l’ideale di democrazia non è un pensiero astratto, ma il desiderio profondo di libertà intrinseco nell’uomo, che attinge forza dallo Spirito divino, e come tale va amata. Abbiamo la responsabilità di praticare e testimoniare una “ferialità” della partecipazione, di dare un contributo quotidiano alla convivenza sociale e all’organizzazione politica ed economica della società per il bene comune. La partecipazione è l’elemento trainante, potente, che rinforza l’unità, che ci fa riscoprire fratelli, capace di trasformare i luoghi del vivere e dell’umano in spazi di accoglienza, di solidarietà e sussidiarietà, per non lasciare nessuno ai margini. Non c’è felicità personale se non è condivisa!

Dobbiamo organizzare la speranza, sognare e progettare insieme la buona politica, in questo si riconosce un popolo, nella volontà operosa di custodire la persona, di difendere i suoi diritti, di prendersi cura della casa comune. Il nostro contributo è prezioso, nell’educare e formare i giovani alla politica, abbiamo fatto tanto come Associazione e tanto ancora c’è da fare… non siamo soli, ci sono luoghi e piccoli gruppi, ci sono esperienze intorno a noi che rappresentano una possibilità concreta di quel mondo migliore che desideriamo.

È stato bello, ancora una volta, avere conferma di quanto straordinaria sia stata l’intuizione di B.-P. e di quanto la nostra missione come Agesci abbia rappresentato e rappresenti una realtà importante di servizio, come Chiesa, alla comunità sociale e al Paese.

Investire nelle nuove generazioni è la strada per preparare il futuro!

(di Elena Marengo)

 

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