“Educazione al dialogo interreligioso nell’attuale società multietnica”, questo il tema del secondo momento formativo del Convegno assistenti aperto a tutti i capi dell’Associazione. Relatore della serata S.Em. Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna.
L’Incaricato nazionale al Coordinamento metodologico Paolo Carboni ha narrato la storia recente dell’Osservatorio per l’accoglienza di ragazzi di altre religioni. «La sintesi del lavoro condotto dall’osservatorio verrà presentata proprio nel 2021» osserva Carboni.
«Non siamo di fronte ad un’accademia per il dialogo interreligioso, siamo alla ricerca della realtà che ci circonda – ha esordito il Cardinal Zuppi – in una società multietnica è importante che gli scout facciano la propria parte, perché hanno un progetto educativo coinvolgente, in grado di accogliere quelli che sono i “nuovi italiani”.
La lettera enciclica di Papa Francesco, “Fratelli Tutti”, è la tenera melodia di fondo che accompagna le riflessioni di Zuppi. Il valore del senso di appartenenza, in un contesto storico in cui per i giovani rappresenta un aspetto molto relativo, deve trovare nuove chiavi di lettura. Una domanda blocca un attimo la penna dagli appunti: “Che dialogo?”. A domanda tanto semplice si apre un fiume di riflessioni e livelli di confronto innumerevoli. Parlare di dialogo vuol dire trovare se stessi, la propria identità e trovare unità con gli altri, perché – evidentemente – la propria identità va ancora scoperta, perché se questa è fin troppo chiara forse si sta ergendo un muro. «Viviamo un momento molto particolare. La pandemia ha evidenziato tante fragilità, fratture e risorse, che già c’erano. La didattica a distanza ha lasciato indietro parecchi. È mancato l’incontro con gli altri – evidenzia il Cardinal Zuppi – ma dobbiamo uscirne migliori».
Come? Proprio grazie all’educazione al dialogo. La sfida dunque non è creare appartenenza, perché “Fratelli Tutti” ci sottolinea l’importanza di parlare con tutti proprio perché cristiani, proprio perché persone che scoprono di essere sulla stessa barca di tutti gli altri. La vera sfida è dunque trovare la nostra appartenenza in un momento come quello che si sta vivendo, in cui il dialogo con tutti offre una opportunità straordinaria. «In dieci anni i non credenti sono raddoppiati – osserva Mons. Zuppi – e il dialogo è orientato anche verso di loro, anche verso chi ha un’appartenenza “epidermica”. Noi dobbiamo far conoscere la centralità di Gesù, non in contrapposizione, ma parallelamente al pensiero di chi abbiamo di fronte»
Ma quindi cosa è la cultura del dialogo? È conoscenza, rispetto, scambio, ascolto, incontro, gentilezza è solidarietà. «Diventiamo un po’ più cristiani e un po’ più cattolici – afferma Zuppi – È questa la consapevolezza del “Fratelli Tutti”: è l’unica possibilità di vivere insieme». Un po’ come l’educazione definita dalla Capo Guida, Daniela Ferrara: «una forza che produce cambiamento».
Di Alessio Pittari
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