Papa Montini e il suo legame con lo scautismo

(a cura di Paola Dal Toso)

Lo scautismo cattolico deve molto a Giovanni Battista Montini – papa Paolo VI, che domenica 14 ottobre sarà proclamato Santo.

Forse non tutti sanno che da giovane prete, Montini fu assistente del gruppo scout Roma 23, oggi Roma 63.

Ma soprattutto nel periodo tra il 1943 e il 1944 ebbe un ruolo non indifferente nella rinascita dello scautismo cattolico in Italia. La piena fiducia nella “formula educativa” proposta dagli scout lo portò a difenderne l’originalità e a essere sottilmente favorevole alla loro autonomia organizzativa.

Va poi ricordato che per le giovani italiane sostenne e promosse anche l’avvio del guidismo.

Come ha scritto nella prefazione al libro Giovanni Battista Montini e lo scautismo (Edizioni Studium, Roma, 2014) il Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, il suo interesse per la proposta educativa scout è «profondo, autentico, mosso dalla volontà di comprendere la vera identità e natura del movimento scautistico e di un accompagnamento attento, sereno, continuo nei confronti di un metodo educativo, e di una realtà che suscita in Mons. Montini approvazione e direi proprio, simpatia» (p. 8).

La lettura dei numerosi scritti e discorsi rivolti agli scout porta a concludere che ne seppe interpretare in modo profondo lo spirito, dimostrando non solo stima e simpatia per la proposta formativa, ma anche una profonda conoscenza della stessa. In effetti, nel periodo in cui era Sostituto della Segreteria di Stato in Vaticano, sia in qualità di Arcivescovo a Milano, sia durante il Pontificato, propose riflessioni originali rispetto alle potenzialità educative dello scautismo, che si rivelano di grande attualità e interpellano specialmente i capi educatori di oggi.

Montini espresse una valutazione positiva del metodo scout e ne rilevò le potenzialità educative, tanto da definirlo, in occasione dell’incontro con gli assistenti dell’Asci lombarda nel 1957, uno «stupendo gioco organizzato per la creazione di personalità forti e aperte alla solidarietà, al servizio, a essere sempre pronti». Sempre pronti, poi precisò, per rispondere alle necessità dei tempi, il che comportava anche la bontà e opportunità della «scelta politica, sociale, culturale, economica, assistenziale». Affermazioni allora insolite, coraggiose e di sapore profetico che contribuirono a superare pregiudizi e stereotipi diffusi, anche in ambito cattolico, nei confronti dell’educazione scout.

Il Cardinale Parolin sottolinea come stupisca il fatto che Paolo VI, che grazie al lungo periodo trascorso come sostituto della Segreteria di Stato Vaticano era abituato a misurare attentamente il valore e il significato delle singole parole, più volte usò nell’indicare il movimento fondato da Baden-Powell o il suo metodo educativo, la parola: «magnifico» (p. 8). La stima e la considerazione non venne mai meno nei confronti di questo «originale sistema pedagogico che, innestandosi saldamente nel Vangelo, sviluppa felicemente la personalità del giovane e ne valorizza le più nobili inclinazioni». Questo giudizio espresso nel 1948 fu pienamente confermato a distanza di trent’anni, quando divenuto Papa così salutò nel luglio 1977 i membri del Consiglio della Conferenza Internazionale Cattolica del Guidismo: «É un’attività rivelatasi così feconda di bene e così efficace strumento di vero e proprio apostolato».

 

Per approfondimenti, si segnala:

  1. Dal Toso, Giovanni Battista Montini e lo scautismo, Edizioni Studium, 2015.

 

Stralci del discorso tenuto da Montini nella Sala Clementina davanti a capi e assistenti partecipanti al quarto congresso dei capi dell’Asci sul tema “Lo scautismo per l’educazione dell’uomo alla luce del Concilio, nella società in trasformazione” in occasione del cinquantesimo anniversario di fondazione dell’Associazione Scautistica Cattolica Italiana, 5 novembre 1966”.

Abbiate fiducia nella vostra formula; ha dato buoni risultati per questi cinquant’anni e per altri che sono stati di più breve durata ma non di minore efficienza (…); abbiate fiducia in quello che siete, abbiate fiducia in quello che siete stati e non crediate che la vostra formula, anche se tante cose nel mondo cambiano, sia invecchiata; è ancora feconda, è ancora viva, è ancora nuova, è ancora suscettibile di esplorazioni e di esplosioni nuove, purchè il nucleo essenziale centrale del suo spirito e dei suoi statuti, vorremmo dire anche delle sue divise, delle sue forme rimanga. Rimanete quello che siete e diventerete nuovi, diventerete ancora giovani capaci di portare agli altri il timbro della vostra personalità scautistica.”

Guardate di perfezionare il vostro senso ecclesiale, (…) di capirlo di più, di capirlo meglio; il vostro movimento è nato prescindendo dalla Chiesa qual è; si è innestato magnificamente, ha affondato le sue radici, ha dato i suoi frutti, ha dato ottimi esempi, ha dato anime generose che si sono alla Chiesa consacrate. Abbiate però a perfezionare questo sensus Ecclesiae: di avvertire, di capirne il mistero, la grandezza, la sua fecondità e come entra in tutte le vostre possibili esplicitazioni, sia in quelle ricreative, soprattutto in quelle formative ed in quelle che riguardano la realtà umana. Vedrete che ne avrete davvero grande giovamento

Guardate di avere una carica in senso sociale; anche questo è moderno, anche questo è conciliare; in termini più espliciti cercate di avere una grande carità del prossimo, un amore del vostro simile; già l’avete nel cerchio delle vostre conoscenze e delle occasioni che si presentano al vostro servizio, va bene; perfezionate questo e guardate anche il panorama più largo, dove va il mondo, che cosa ha bisogno questo nostro tempo; questa grande società agitata, così ricca, così piena di risorse e nello stesso tempo così malcontenta di sé, così critica, così inquieta, di che cosa ha bisogno?

 

Dall’incontro di Papa Montini con le dirigenti dell’AGI riunite a Mondragone, presso Frascati, alla prima assemblea nazionale, il 3 agosto 1971.

Paolo VI richiama l’attenzione sulle parole di un canto con il quale le Guide lo hanno accolto al suo ingresso a Villa Mondragone (“Noi vogliamo un mondo più nuovo, noi abbiamo esigenza di vero, noi vogliamo un mondo diverso da fare insieme al più presto”). “Lo cambierete il mondo – commenta il Papa -, se saprete giudicarlo, esaminarlo da un sicuro punto di vista. Dove attingere il criterio di giudizio? Dal più grande dono che, oltre la vita, ciascuno di noi ha ricevuto, cioè la Fede. La Fede è l’ago della bussola per trovare la strada in mezzo alle impressioni che si accavallano sulla esperienza di ciascuno. Si tratta di dare un giudizio di valore, di fare un esame di coscienza quotidiano, di assicurarsi un momento di silenzio interiore”.

 

Foto in apertura, Centro Documentazione AGESCI

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