Il dovere della scemenza, 25 anni dopo a Palermo per fare Memoria

Quello alla “scemenza” è l’invito che hanno fatto i Presidenti del Comitato Nazionale richiamando la veglia che ha concluso la prima giornata de La Responsabilità della Memoria. La scemenza, ovvero quella sana follia che solo gli uomini di forti ideali e di solidi contenuti riescono a trasformare in lievito per arricchire e migliorare ciò che sta attorno.

La Responsabilità della Memoria ha visto la partecipazione di quasi duemila scout dell’AGESCI tra lupetti, coccinelle, guide e scout, scolte e rover provenienti per la maggior parte dalla Sicilia, ma anche da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Umbria e Veneto. Si sono riuniti tutti a Palermo per ricordare, anzi per fare Memoria, a 25 anni dalle stragi mafiose di Capaci e Via d’Amelio, delle vite e dei pensieri ma soprattutto dell’eredità lasciata da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di quanti con loro sono periti nei due attentati. Due stragi simili a tante che le precedettero e a quelle che ne seguirono ma che forse, per prime, consolidarono, così come ci ha spiegato il sindaco Leoluca Orlando, “non solo in terra siciliana ma in tutta Italia, un sentimento di unità e di coesione nazionale”. Orlando ci ha detto che nel 1992 era considerato eversivo chi combatteva la mafia, oggi lo è chi non lo fa; oggi la gente decide di metterci la faccia e lui ha esortato i palermitani a smetterla di rispondere alla domanda “a chi appartieni” per rispondere alla domanda “chi sei?”.

Diversi sono i luoghi simbolo toccati in questi intensi tre giorni. Innanzitutto i Cantieri Culturali della Zisa, l’area di architettura post industriale dedicata ora ad attività culturali, no profit e associazionistiche della città di Palermo. È un luogo di speranza e di ri-nascita per molti giovani che li frequentano: officine di legalità e veri e propri incubatori di impresa. Alla Zisa si sono svolti gli otto cantieri che hanno legato il tema della legalità a quelli del lavoro, dell’ambiente, dei social e dell’economia. Tra coloro che hanno portato la loro testimonianza anche il Procuratore capo del Tribunale dei minori di Caltanissetta, il Presidente del Parco dei Nebrodi, il Presidente della Cooperativa sociale “Pio La Torre”, oltre che imprenditori locali, sindaci, docenti universitari. La base scout Volpe Astuta, periferia ovest di Palermo, fondo sequestrato nel 1980 dal giudice Falcone e poi uno dei primi confiscato a Cosa Nostra per diventare proprietà del Ministero delle Finanze e da esso trasferito al Comune di Palermo affinché fosse destinata a “parco pubblico e/o sede per comunità di ragazzi”. A fine anni ’90 il bene fu il primo ad essere affidato ad un’Associazione come l’AGESCI, che ne ha fatto una base scout internazionale.

In questo racconto di luoghi battuti non poteva mancare Via d’Amelio dove, oltre agli R/S, si sono riunioni anche L/C ed E/G per un pomeriggio e una serata ricchi di laboratori e incontri (Pif, don Luigi Ciotti, Capo Guida e Capo Scout, tantissimi testimoni di percorsi di speranza e legalità). Poi una veglia commovente, costruita dai partenti delle Zone Eleuterio, Monrealese e Conca d’Oro, e infine la celebrazione della Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo Corrado Lorefice. E’ in Via d’Amelio, proprio sotto casa sua, che abbiamo incontrato Rita Borsellino, sorella del magistrato che ci ha raccontato che dopo 25 anni, finalmente, “il fresco profumo della libertà a cui suo fratello anelava si sente più forte in Sicilia. “La bellezza – conclude – è tutto ciò che è dentro a ciascuno di noi e che traspare nelle azioni e nel mondo che lo circonda: e quando ci sarà giustizia, solo allora, tutta questa bellezza sarà assoluta”.

Redazione Camminiamo Insieme

Foto di Luca Mancuso e Giacomo Bindi

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